Cosa dire in breve a chi pensa di fare un'esperienza di dottorato all'estero? FATELO!
Ok, detto così è chiaramente riduttivo, ma proverò ad approfondire questa risposta iniziando col raccontare la scelta di partire, la partenza e lo shock iniziale, e, finalmente, l'adattamento :)

Ecco le storie di un PhD in biologia che ha deciso di scappare dall'Italia, alla volta della Germania!

giovedì 13 settembre 2018

Le ruote in cantina: è la strada di chi parte!

Rieccomi! Quanto tempo da quando ho scritto questi post, quanta acqua è passata sotto i ponti. Mi sono per un po' scordato dell'esistenza di queste pagine, poi Google mi ha mandato un reminder e così sono tornato con l'idea di cancellarle. Dopo aver cliccato sul link mi sono messo a rileggere quello che avevo scritto ed mi sono rivisto, giovane dottorando che cominciava la sua esperienza nel mondo della scienza, con le difficoltà di vivere all'estero tipo dover usare l'apostrofo invece dell'accento perché sulla tastiera svizzero/tedesca non tutte le vocali potevano essere accentate.

Ed ho pensato che mi fa piacere lasciare nel web questi piccoli racconti, ma serve una degna conclusione, altrimenti tutto perde di significato!
Per farla breve, mi sono finalmente dottorato qualche anno fa. Esperienza magnifica e ricca di stimoli, oltre che di pubblicazioni. Una faticaccia, ma quando fai quello che ti piace senti meno peso sulle spalle.
E così ho continuato sulla strada della ricerca con un post-dottorato, nuovo trasloco, nuovo paese, nuova lingua.

Voglio lasciare un ultimo racconto simpatico della mia esperienza di dottorato: Il mio trasloco internazionale sarebbe avvenuto circa un mese dopo la fine del mio dottorato. Non avevo ancora trovato casa nel mio futuro paese, ma è normale così, nel dottorato ci si abitua a non stressarsi troppo per queste inezie :)
Per di più il giorno dopo la discussione sarei partito per due settimane di vacanza! Diciamo che non mi restava molto tempo per svuotare la casa di tutte quelle cose che nel corso degli anni i miei coinquilini ed io avevamo accumulato in cantina.. per esempio 4 ruote con cerchi in lega di una Volvo V60. Come quelle ruote fossero finite lì nessuno lo sapeva. In genere, macchine che possono camminare su ruote così grandi non sono alla portata degli studenti universitari e noi non facevamo eccezione. Essendo però poveri, siamo stati folgorati da una brillantissima idea: vendiamo le ruote usate, ci facciamo 200€ e dividiamo il malloppo! Avere un dottorato aguzza l'ingegno, come vedete!

Sulla scia di questa idea geniale, posto l'annuncio su un sito di pneumatici usati e me ne scordo. Il giorno del mio esame di dottorato, finita la discussione (più di due ore di domande a raffica, dove ho finito per interrogare la mia esaminatrice sulle sue ultime ricerche perché ero curioso) trovo una chiamata sul cellulare. Ancora col bicchiere di champagne in mano richiamo, pensando che fosse qualcuno che voleva congratularsi con me. Ed invece, sorpresa, era un acquirente per le ruote! Non potevo perdere l'occasione! Finisco di brindare e sgattaiolo via dicendo che sarei ritornato a breve. Corro a casa, porto su le ruote sporcandomi all'inverosimile ed intasco il malloppo! Poi come se nulla fosse, torno alla mia festa ancora con le mani nere. Credo che col dottorato si acquisti il potere di allargare il tempo per fare più cose nella stessa giornata (non vi preoccupate, tanto non basta mai lo stesso)!

Tornando al presente, adesso ho il cervello in panne e non posso più pensare una frase intera in italiano senza che affiorino parole in altre lingue a caso. In più ogni tanto mi scordo come si coniugano i verbi nella mia lingua natia, ma va bene così perché faccio un lavoro fantastico che mi permette di conoscere realtà sempre nuove e persone straordinarie. Insomma, la vita del ricercatore non è banale e non si corre di certo il rischio di annoiarsi!
Per fortuna, dopo l'esperienza magnifica col mio supervisor di dottorato, sono riuscito a replicare nel post-doc dove ho trovato un altro capo caratterialmente molto diverso, ma professionalmente altrettanto eccezionale. Sicuramente ho avuto fortuna ma, come si dice, la fortuna premia gli audaci!

Per concludere, il dottorato, quello fatto bene, è un'esperienza che ti arricchisce moltissimo. Oltre alla biologia mi sono appassionato alla linguistica, ho gestito conferenze, scoperto culture diverse, ... insomma, come ho scritto nella mia tesi, è la strada di chi parte e di chi arriva per partire!


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Adesso è il momento di fare altro. Se siete curiosi di scienza, ecco qui un altro blog che spero vi piacerà: https://scienziatimatti.wordpress.com/

lunedì 2 luglio 2012

Cosa fare per salvare l'università italiana

Cosa non va nell'università italiana? Probabilmente, di tutto il sistema scolastico, è proprio l'università la parte peggiore.
Il problema non sono le tasse troppo alte perchè se è vero che in certi paesi sono pressoché assenti (per esempio in Germania ed in Austria), ci sono anche paesi dove la tassazione è astronomica se paragonata alla nostra (la Gran Bretagna, l'India, gli USA). Nei 5 anni che sono stato iscritto all'universita' italiana ho sempre chiesto la riduzione sulle tasse e l'ho sempre ottenuta (lo sapete che le riduzioni ci sono anche per persone medie, non povere, ma solo il 50% degli aventi diritto le richiede?).
Non è la scarsa qualità dell'istruzione, perché anzi la qualità dell'insegnamento è molto alta. Dopo aver fatto da supervisor a due studenti tedeschi posso fare un paragone con l'università tedesca, che a differenza di quella italiana attrae molti "cervelli" dall'estero. L'università italiana da una preparazione molto più vasta. Per esempio un biologo italiano conosce un po' di botanica, un po' di zoologia e un po' di biologia molecolare, poi si specializza in particolare su uno dei diversi ambiti, mentre in Germania ogni ambito rappresenta una diversa laurea,percio' ci puo' essere un biologo che non conosce niente di animali, ma sa tutto di DNA e simili.
Personalmente preferisco il sistema italiano perchè penso che la specializzazione vera e propria si ottenga col PhD, mentre prima è bene coniscere un po' di tutti, per addentrarsi piano piano nel particolare. Ogni cosa se ci si investe il giusto tempo diventa interessante. Per questo penso che non sia bene avere una visione troppo ristretta di un soggetto.
D'altra parte è vero che concentrarsi su un solo aspetto permette di avere una conoscenza più grande su quell'argomento. Per esempio i tedeschi sanno già quando entrano in lab la prima volta le quantità delle varie sostanze da aggiungere in un buffer, mentre gli italiani sanno magari a cosa serve una sostanza, ma non hanno idea delle dosi.
In sintesi estrema direi: la nostra conoscenza e' molto piu' teorica e portata al ragionamento, con tutti i vantaggi e gli svantaggi che ne derivano.

Il vero problema dell'universita' italiana inizia con la ricerca.
In Italia abbiamo il ministero dell'università e della ricerca, ma si tende a pensare a ricerca ed istruzione come a due campi totalmente disgiunti; in genere tra i due, l'istruzione è conosciuta, mentre la ricerca è avvolta da un alone di mistero. Questi 2 mondi sono interconnessi ed in genere coesistono. Un dottorato è ricerca, ma anche scuola. Io sono studente, faccio parte di una scuola di dottorato.
Il post-doc è sotto la supervisione di un vero e proprio scienziato, quindi, anche se non si è più studenti, si sta ancora imparando come si fa ricerca.

Non sai cos'è un post-doc? Forse è proprio vero che la ricerca non e' conosciuta in Italia! :)
Potrei anche usare un'altra parola: non considerata.
Questo su tutti i livelli, anche quando si parla di fondi, che sono necessari per fare ricerca.
Ma dov'è il problema?

 Non si puo' insegnare e basta e lasciar perdere la ricerca, che non ci farà certo arricchire?

No, non si può! L'università non è come le scuole superiori; all'università bisogna insegnare le cose appena scoperte, altrimenti l'insegnamento non è buono. Sennò è come rifare le superiori.
E chi puo' insegnare ciò che si sta scoprendo meglio degli scopritori stessi?

Senza finanziare la ricerca, l'università andrà in rovina.

Questo lo si vede adesso principalmente nelle facoltà scientifiche come appunto biologia, dove i neolaureati che sarebbero pronti a cimemtarsi nell'imparare la ricerca si vedono quasi obbligati ad espatriare.

Ognino dovrebbe combattere questo malfunzionamento.

Cosa puo' fare ognuno in concreto:
- I ricercatori italiani dovrebbero smettere di fare tutto ciò per cui non vengono esplicitamente pagati. L'università crollerebbe in una settimana.
- gli studenti neolaureati hanno il compito più infausto e più importante: dovrebbero andare all'estero ad imparare la ricerca, per poter un giorno tornare, una volta che sono stati formati. Se qualcuno se lo sta chiedendo.. no! In Italia, almeno per il mio settore, la biologia, NON CI SI PUO' FORMARE ADEGUATAMENTE PER FARE RICERCA. E' NECESSARIO ANDARSENE!!!
- I futuri studenti devono prepararsi una mente critica e devono diventare in grado di valutare l'insegnamento che gli viene proposto. Se non e' di qualita' devono cervarsi attivita' extra. Un erasmus non e' male.
- I professori dovrebbero essere estremamente selettivi negli esami. Magari potrebbero farli in inglese.
          - sempre i professori dovrebbero spingere i loro coloaboratori a partecipare a conferenze internazionali
          - dirigere i lab in inglese (se nello studio e' necessario "solo" al 99%, in lab l'inglese diventa indispensabile tanto da tagliare fuori dalla ricerca mondiale chi non lo usa)
- ognuno dovrebbe devolvere il 5 per mille a quelle poche associazioni italiane che fanno ricerca (telethon, per esempio).
- I nostri rappresentanti al governo:  dovrebbero prevedere nel lungo termine di disporre soldi per riequipaggiare I laboratori, in modo da renderli attrattivi per chi tornerà dall'estero.

martedì 22 maggio 2012

Fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce

Ho appena visto il documentario sull'Italia di Luca Ragazzi e Gustav Hofer:
http://tv.wired.it/entertainment/2012/05/09/emigrare-o-resistere-scoprilo-nel-documentario-italy-love-it-or-leave-it.html?utm_source=facebook&utm_medium=marketing&utm_content=

Devo dire che è molto ben fatto e fa riflettere già dal titolo: "Italia: love it or leave it".
I protagonisti devono decidere se emigrare a Berlino o se restare a vivere in Italia, così per decidere intraprendono un viaggio attraverso tutta la nazione.

Per tutta la durata del film, i due registi mostrano solo cose orrende dell'Italia: Berlusconi, i vecchietti e gli ignoranti che lo sostengono, gli scempi edilizi del sud, la mafia, ...
Come dice uno dei due protagonisti, la scelta più razionale è emigrare; in Italia ci sono troppe cose orrende, non c'è più senso civico, siamo sommersi di scandali, si buttano via soldi pubblici, ...

Ma alla fine entrambi si convincono a restare.

Il monaco intervistato alla fine riesce a spiegare con una frase il perché di questa scelta:
"fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce".

In Italia (e un po' in tutto il mondo) si è buoni solo a lamentarsi, perciò le cose negative vengono amplificate a dismisura. In realtà ci sono un sacco di cose positive che crescono in Italia.

Ciò che ho trovato particolarmente interessante di questo documentario è che, probabilmente per dare maggior peso a questa osservazione, vengono mostrate solo cose negative, quasi per stimolare l'indignazione degli spettatori, e tutto ciò che è positivo viene lasciato a chi guarda.

In un certo senso direi che durante questa ora in realtà si vedono 2 documentari: quello che proietta lo schermo della tele e quello che il cervello ci proietta di rimando, con i lati positivi dell'Italia che ognuno conosce.

Come ho già scritto altre volte, stando all'estero si impara ad apprezzare gli italiani, di lati positivi ne ho visti molti.

Direi che in conclusione di questo post posso scrivere quello che (già da un po' di tempo, non per merito del documentario) ho deciso che sarà il mio obiettivo: dopo il dottorato e dopo il post-doc, tornare in Italia per far fruttare nell'università PUBBLICA l'esperienza acquisita.
Per entrare più nel dettaglio riguardo a questa missione mi servirà un post a sé!

lunedì 23 aprile 2012

Conferenza Incredibile!!!

"Ma te sei quello del poster che parla di..."
Appena arrivato nella camera dell'albergo, questa è stata l'accoglienza che ho ricevuto dal mio compagno di stanza (indiano che lavora in Olanda)! Incredibile!! Il mio lavoro è stato notato!!! La prima sera abbiamo parlato tutto il tempo dei nostri progetti. Lui lavora su una malattia ed io su un'interazione tra proteine che potrebbe esserne la spiegazione! Per i non-biologi-cellulari: questo è una specie di miracolo, la cosa che tutti sognano di trovare!!!
Adesso stiamo collaborando per vedere cosa viene fuori!

Alla fine sono soddisfatto del mio poster, anche se la prossima volta cambierò qualcosa: scritte molto più grandi, immagini che coprano la maggior parte della superficie, e quindi meno bianco in totale, qualche didascalia, ma massimo 1 riga per foto (questa volta le ho evitate completamente, ma poi io non sto 24h su 24 accanto al poster a spiegare alle persone che passano il mio lavoro).

Questa mia prima conferenza è stata un'occasione incredibile di scambio ed un banco di prova notevole per il mio lavoro di dottorato! Molte persone si sono rivelate interessate al mio lavoro e la sera in cui ognuno presentava il suo poster, sono rimasto davanti al mio fino a mezzanotte, quando l'orario previsto per la fine della "mostra" erano le 10:00!
La cosa che mi è piaciuta di più è stata la possibilità di parlare veramente con tutti i partecipanti, anche i mega-professori-scienziati di fama mondiale, per esporre il proprio lavoro, chiedere consigli e scoprire anche qualcosa su come funziona la vita degli scienziati, che è un po' come dire "vediamo cosa mi aspetta" :)

Estremamente utile è stata anche la presenza di tantissimi dottorandi. Vedere il lavoro di altri che come me stanno facendo il loro PhD mi ha reso più consapevole dei pregi (e anche dei difetti, ma tutto sommato sono messo molto bene!) del mio supervisor, e anche dei miei interessi, di quello che voglio studiare per migliorare il mio lavoro! Ora ricevo ogni giorno email da altri studenti che ho conosciuto in questa conferenza e ci scambiamo consigli e reagenti!
E' stata una sorpresa positiva scoprire che praticamente nessuno dopo solo 1 anno di dottorato presenta un lavoro! Il mio capo, che è anche lui giovane e "capo per la prima volta", era esaltatissimo dai complimenti che tutti ci facevano.

L'ultimo giorno ci siamo messi allo stesso avolo a pranzo (prima volta che succedeva in 5 giorni di conferenza) e ha detto a me ed alla mia collega di PhD: avevo un po' paura che sareste rimasti soli ed isolati, ma invece ho viso che non avete perso occasione per presentarvi e conoscere tutti!

Chiaramente ho anche visto cose che non mi sono piaciute. E' brutto dirlo, ma è la verità: le ragazze hanno la vita più facile perchè i professori (per la maggior parte maschi) cercano in ogni modo di attaccarci bottone, anche se il loro lavoro non è interessante o addirittura non è ben fatto. Questa è una cosa che non mi aspettavo dal mondo della scienza.

Ma quello che ho detto fino ad ora è in qualche modo non inatteso.
L'arricchimento maggiore che mi ha dato questa conferenza è stato lo scoprire caratteristiche del mondo della scienza, dettagli che ti fanno capire come funziona questo modo di vivere. E' un po' come conoscere una persona: certe cose le scopri solo se ci vivi insieme. Lo stesso è stato con "la scienza": la conferenza mi ha mostrato quelle piccole abitudini quotidiane del mio lavoro, quelle cose tipo strizzare il dentifricio dal fondo o dal mezzo, che devi capire se ti da fastidio o no, visto che ci dovrai stare tutta la vita.

Perchè alla fine ogni lavoro caratterizza le persone che lo fanno... oppure sono le persone che si scelgono il lavoro in base a come sono.

Provando a fare un ritratto di uno scienziato direi: incuranti dell'abbigliamento, dormono fino a tardi, lavorano fino a tardi, sono dei chiacchieroni, sono persone alla mano. Più o meno sono tutti in buona forma fisica. Esploratori (di luoghi, di idee, di qualsiasi cosa). Alcuni si trasformano nel momento in cui parlano del loro lavoro, bisogna stare attenti a quelli che cercano di colpirti alle spalle per rubarti il lavoro.

Alcuni anni fa ho partecipato ad un viaggio in USA con mio padre ed i suoi colleghi che lavorano in banca e tra "scienziati" e "finanzieri" non c'è paragone! Ho assolutamente scelto il mondo che fa per me!

Per cercare di esemplificare:
- il banchiere va nell'hotel 5 stelle sulla spiaggia caraibica e per 1 settimana non si muove dalla sdraio;
- lo scienziato va col sacco a pelo in ostello nella giungla ed in 7 giorni esplora 7 luoghi diversi, documentando ogni cosa che ha visto con migliaia di foto (sintomo del bisogno di dati da analizzare).

:)

sabato 17 marzo 2012

Il poster - Prima conferenza!!!

Ultimi giorni di frenetica preparazione per la conferenza alla quale parteciperemo a fine mese! Nella settimana appena passata ho fatto tutti I giorni le 9 di sera in lab (dalle 9 di mattina), schiavizzando parecchio anche il mio studente! Lui pero' l'ho sempre liberato entro le 7 :)

Oltre a tutti gli esperimenti che dovevo fare io, questa settimana ho provato ad affidare altri esperimenti allo studente (che e' alla sua terza settimana di lab). In piu' ho dovuto preparare il poster per la conferenza!
Cosi' mi sono trovato in situazioni tipo quella di mercoledi', dove io stavo seguendo 2 diverse procedure in parallelo, nel frattempo il mio supervisor mi faceva domande fondamentali del tipo "perche' hai scritto su un post-it giallo e non su uno verde", quando mi arriva lo studente a chiedermi qualcosa ed il mio cervello inizia a fumare per ricordarsi cosa stava facendo lo studente e poter rispondere.
Stranamente comunque il cervello non mi e' esploso, lo studente ha fatto tutti gli esperimenti bene e la settimana e' stata incredibilmente produttiva (eh, grazie! 60 ore di lavoro!).

Martedi' ho chiesto istruzioni su come fare il poster al prof. A Pisa avevo gia' dovuto farne uno, ma adesso la cosa mi sembra ridicola e provero' a spiegare perche'!

Durante l'anno di tirocinio di tesi a Pisa i lavori di noi tesisti sono stati presentati su poster a diverse conferenze (principalmente italiane, quindi poco importanti, ma un paio di queste erano a livello europeo) ed i nostri nomi non sono MAI stati citati. Ci e' stato detto che secondo il regolamento del lab i nomi di studenti non laureati non potevano comparire, e la laurea triennale non contava. Li per li non ci abbiamo dato peso - se e' il regolamento.. - ma a ripensarci adesso mi chiedo che senso possa avere una regola cosi' assurda. Saro' cattivo, ma mi viene da pensare che ci sia la paura di dividere il successo con altri (e me l'hai detto che successo! Un poster non vale quasi niente, e' piu' che altro la soddisfazione personale).
Comunque dopo la tesi sono rimasto alcuni mesi in lab in attesa di partire per la Germania e cosi' finalmente il mio nome e' finito su un poster!

L'ordine con cui vengono firmati i lavori scientifici rappresenta la gerarchia del lab: il primo nome e' di chi ha fatto gli esperimenti, l'ultimo e' del supervisor (il responsabile di tutto il gruppo di ricerca) e in mezzo ci stanno tutti quelli che hanno contribuito al lavoro, anche minimamente.

A Pisa mi e' stato detto: "questo e' il modello con lo sfondo ed I riquadri da riempire. Scegli 5 immagini e metticele".
Dopo aver scelto le immagini tra quelle della mia tesi ho fatto vedere il poster alla prof, che non ha neanche usato lo zoom per vedere le figure e mi ha detto che andava bene.
Quando e' tornata dalla conferenza pero' e' arrivata da me arrabbiatissima dicendomi che il poster era sbagliato: nella parte scritta, secondo lei, dovevo mettere il riferimento ad una figura che invece non avevo inserito. E questo a detta sua aveva reso il poster "incomprensibile e segno di disordine mentale" (testuali parole. Chi la conosce sa che e' una molto esagerata).

A Konstanz martedi' scorso, parlando del poster chiedo il "modello" da riempire e la risposta del mio supervisor mi apre un mondo!
"Non c'e' un modello. Il poster e' la descrizione del tuo lavoro quindi devi farlo tutto te, scegliere i colori, le immagini, l'ordine in cui metterle... l'obiettivo e' creare una cosa che attiri le persone che magari camminano svogliate tra tutti questi lavori. In sostanza il poster deve essere tuo personale, non basta metterci delle immagini, neanche se fatte benissimo."

Inizialmente mi suonava come una cavolata - mica posso perdere tempo a scegliere colori! - ma poi ho iniziato a mettere insieme i vari risultati che ho prodotto e, piano, piano, ho visto la mia storia che prendeva forma. E adesso mi interessano anche le "cavolate" tipo scegliere il colore dello sfondo. Ora e' quasi una settimana che lavoro a quello che e' diventato il MIO poster e domani, domenica, torno in lab per finirlo perche' adesso voglio che sia fantastico!
E' emozionante pensare che quelle figure le ho prodotte io, che sintetizzano il mio lavoro degli ultimi mesi e che presto saranno esposte a scienziati famosi provenienti da tutto il mondo.

Per finire, dato che usero' un dato prodotto dal mio studente, anche se sono solo 3 settimane che e' con me, mettero' anche il suo nome sul poster; l'ho chiesto al prof e ha detto che si puo' mettere il nome anche di chi non ha lauree e non e' contro nessuna convenzione...
Alla faccia dei pisani! I meriti vanno riconosciuti!!!

The wine challenge

>Questo episodio dice molto sul rapporto studenti-professori qui in Germania.

Bisogna immaginarsi che il tutto si svolge in lab nei momenti di vita comune, quindi ogni dialogo e' da intendersi in maniera ironica. Questo e' gia' strano nell' universita' italiana, perche' parlare alla pari con un prof e' una cosa molto rara da noi. E non e' solo perche' ci si da del lei, in Germania c'e' il Sie, che e' la stessa cosa, ma i prof sono molto piu' vicini agli studenti.

Detto questo, iniziamo a raccontare la vicenda:
Il mio supervisor e' un tipo onniscente e spesso e' convinto di essere il custode della verita' universale. Devo dire che nella maggior parte dei casi quello che dice si rivela vero, ma a volte dice cose veramente assurde. Prima di Natale, chiacchierando nelle pause tra un esperimento e l'altro, se ne esce con "nessuno puo' distinguere il vino rosso tedesco da quello italiano". E poi, per dare il tocco di verita' alla sua affermazione continua: "ho letto su pubmed un articolo dove hanno dimostrato che anche I sommelier esperto non distinguono i vini se vengono bendati".
A tale osservazione, condita con tanto di esperimento scientifico (mai ritrovato su pubmed da nessun altro in lab), io rispondo di essere in grado di effettuare tale distinzione e cosi' in un batter d' occhio mi ritrovo coinvolto nella sfida: dopo la pausa natalizia ognuno tornera' con un vino della "sua terra" ed io dovro' distinguere bendato i vari tipi di vino.
La notizia passa da banco a banco, da computer a computer, fino a che in poche ore tutto il lab lo sa!

Dopo le vacanze trovo accanto al mio computer 3 bottiglie di vino alle quali aggiungo il mio rosso toscano.

2 settimane fa decidiamo finalmente di fare questa sfida, cosi' il prof manda una mail a tutto il lab dicendo che all'1 in cucina si terra' la disputa dei vini, evento che tutti attendevano con ansia!

All'1:00 arrivo in cucina dove il prof ha preparato 9 bicchieri di vino (9!? Ma io devo fare esperimenti dopo!). Tutti gli altri sono accorsi per assistere. Accanto a me si mette il capo del lab (svizzero) che dice di voler provare anche lui. E cosi' iniziamo ad assaggiare I bicchieri uno dopo l'altro!

Risultato finale: vini tedesco-svizzeri individuati al primo sorso, vino italiano e francese riconosciuti come due cose diverse da me (ma non dal capo svizzero), ma non sono riuscito a dire quale dei due fosse quello italiano!

Dato che la sfida si e' risolta con una vittoria quasi totale da parte mia, il mio supervisor ha dichiarato di poter distiunguere da bendato coca cola e pepsi! Chissa' che non diventi la prossima sfida ;)

Questa, a parere mio, e' la dimostrazione che non occorre essere seri e formali per lavorare bene, anzi un'atmosfera rilassata e' l'ambiente migliore.

lunedì 12 marzo 2012

Bilancio - 1 anno di PhDlife

Utile per valutare se una scelta è stata buona o no è, dopo un certo tempo, fare un bilancio delle cose che tale scelta ha determinato. Io poi, essendo un tipo molto pragmatico, penso che parlare di fatti sia molto più utile che spendere libri a descrivere i massimi sistemi.

E ora direi che dopo un anno posso fare qualche bilancio sul PhD all'estero!
  • se un anno fa non avevo minimamente idea dell'argomento su cui avrei fatto il dottorato, adesso non solo mi oriento nel campo e so progettare esperimenti, ma riesco anche a valutare progetti di altri! A fine febbraio ho presentato un articolo durante il nostro labmeeting (ogni settimana c'è una persona che presenta un articolo e un'altra che presenta i suoi dati agli altri) e tutti (dagli altri PhD, al capo, agli studenti vari) mi hanno fatto i complimenti per la chiarezza con cui avevo esposto l'argomento;
  • supervisor a 2 studenti, uno a dicembre e un altro "mi è arrivato" 15 giorni fa e starà per 3 mesi;
  • primo articolo pubblicato!! E' "solo" una review, una raccolta delle attuali conoscenze su un determinato argomento (molto specifico), ma ha richiesto 3 mesi di lavoro e un sacco di weekend spesi al computer (eh, il lavoro era in più alla normale attività di laboratorio)! Dopo decine di scambi della bozza tra me e il professore, sono finalmente arrivato ad una versione che lo soddisfacesse al punto che riconosco ogni parola scritta in questo articolo! Chi ha mai provato a fare una cosa simile sa che in genere i supervisor tendono a cambiare tantissimo i testi. Spesso (l'ho visto sui lavori di vari colleghi) il testo viene così tanto cambiato dal supervisor (o, come si dice in gergo, P.I.) che non sembra più neanche quello di partenza. Quindi essere riuscito ad avere un articolo scritto come lo volevo io è un successone; 

  • sto imparando il tedesco! Ho fatto il corso per il livello A1 e adesso mi sono scaricato un ebook (Sunset di Stephen King) in tedesco e me lo leggo piano piano (moooolto piano..). Obiettivo per i 3 anni di dottorato: arrivare al livello B1!
  • ho dimostrato (da buono scout) di sapermi destreggiare in tutte (o quasi) le situazioni: ho firmato il contratto di affitto di una casa, mi sono destreggiato con la burocrazia tedesca per tasse, contributi della pensione, assicurazioni sanitarie, ecc ecc! Sembra una cavolata da dire, ma è una botta di autostima incredibile!! E l'autostima rende più sicuri in molte altre situazioni!
Cosa farò a breve:
  • presentazione di un poster ad una conferenza!! Sul poster ci sarà solo il mio nome! Ed è una conferenza piuttosto importante! Sarà un tour de force di 5 giorni in un paesino sperduto della Polonia; sono previste sessioni poster tutte le sere dalle 9:30 in poi! Da quello che ho capito io sarò davanti al mio poster e la gente arriverà, leggerà il mio lavoro e mi farà domande, probabilmente dandomi anche diversi spunti. Suona tanto come una sfida perchè vedrò finalmente come i mega scienziati valutano il mio lavoro ed il mio progetto. E poi una conferenza è anche una scusa per viaggiare, altra mia grande passione! In sostanza non vedo l'ora!!!

Cosa ne pensate? Beh, io sono soddisfatto di me!